Storia

Cenni Storici

I PARTE. Proponiamo una prima parte di dati storici, riguardanti il periodo che va fino al primissimo dopoguerra. Il periodo che va dal 1946 a oggi, per il quale stiamo raccogliendo documenti, immagini e testimonianze, sarà oggetto di una seconda par.

La maggior parte delle notizie che seguono appartengono ad un articolo del sacerdote mons. Gaetano Meaolo.Opportunamente rivisto, emendato e completato, adesso è offerto a quanti amano questa terra e questa cittadina.

1. Da Chieti a Sambuceto

2. Forcabobolina

3. S.Maria de Cryptis in Villareale e le chiese da essa dipendenti

4. S. Giovanni evangelista in Forcabobolina

5. Chiesa di San Rocco in Sambuceto

6. Si pensa alla nuova parrocchia per Sambuceto

7. Nasce la nuova Parrocchia

8. Il concorso canonico per il primo parroco

9. La chiesa di San Rocco fino al primo dopoguerra

10. La ricostruzione

1. DA CHIETI A SAMBUCETO.

L’articolo di mons. Meaolo comincia con una descrizione da guida turistica, la riportiamo con qualche rettifica. ´Per recarsi da Chieti a Pescara, generalmente si prende la strada che prima scende allo Scalo o alla Madonna delle Piane e poi piega a destra. Dallo Scalo o dalla Madonna delle Piane, la strada è quasi tutta rettilinea e più o meno costeggia, anche se a una certa distanza, la strada ferrata. Ma si può prendere anche una strada più varia, forse un pochino più lunga, ma senz’altro più bella, più panoramica: è la strada che, scendendo da Chieti, tocca il Tricalle e qui piega a destra salendo su fino al “Crocifisso”, e poi piega a sinistra scendendo verso S. Giovanni Teatino e Sambuceto; a Sambuceto, infine si ricollega con la “Tiburtina-Valeria”, e, oltrepassando il campo di aviazione, tocca così Pescara. È una strada più panoramica, si è detto, perché specialmente nel tratto “Tricalle-Crocifisso” e “S.Giovanni Teatino.-Sambuceto” permette di spaziare su un vasto orizzonte, in cui fanno spicco la Maiella e il Gran Sasso, la “spettatrice” città di Chieti dominata dal bel campanile di S. Giustino, e l’industriosa vallata del Pescara, col suo argenteo fiume tortuoso, e, in fondo, il mare. La zona, che dal “Crocifisso” tocca S. Giovanni, specie sulla destra, è denominata la “zona delle ville”: oggi, con nomenclatura più moderna, diremmo “dei quartieri residenziali” della città di Chieti: Villa Reale, Villa Obletter, Villa Toppi ecc. Il contado di Chieti! Lo stesso Arcivescovo di Chieti, negli anni passati – quando ci si teneva ancora ai “titoli” – oltre ad essere “Conte di Chieti”, era anche “Barone di Villamagna, Orni, Forcabobolina ecc.”. La strada, scendendo a serpentina, dopo aver toccato “Colle S. Paolo” (Villa Toppi), tocca S. Giovanni Teatino, che fino ad alcuni decenni or sono si chiamava “Forcabobolina”ª.

2. FORCABOBOLINA (FORCA-BOBOLINA).

Perché un nome del genere? E quando lo si cominciò a chiamare così? Il nome di “Forca” è collegato all’idea di “valle stretta” (si ricordino le famose “Forche Caudine” dei Romani); e in realtà, dopo aver lasciato “il Crocifisso”, verso le “case Angelozzi” ha inizio “Vallelunga”, che termina verso il mare, esattamente tra Pescara e Francavilla. Ma perché “bobolina”? Sicuramente “bobolina” deriva da “bos-bovis” (bue), e non, come penserebbe qualcuno, da “populus” (pioppo) (Forcapopolina): Vallelunga, infatti, man mano che si avvicina al mare, presenta ampi pianori verdi, bei prati insomma, molto adatti al pascolo di buoi. La riprova di questo significato è data dal fatto che, negli antichi documenti, non troviamo mai “Forcapopolina”, ma o “Forcabobolina” o “Forcabovolina”. Di Forcabobolina si fa menzione negli antichi documenti, specie ecclesiastici, del Medioevo. Eccone qualche esempio eloquente. Nel 1095 Roberto Conte dei Conti dona alla Chiesa Teatina, S. Gerusalemme (1)* e S. Salvatore in Aterno (Pescara), il castello di Forca e altre chiese. Nel 1115, il Papa Pasquale II, confermando alla Chiesa Teatina le donazioni fatte da Roberto, conte di Loretello, di Tascione, di Roberto e di Guglielmo, fa scrivere: ìIn teatino autem comitatu castellum Sancti Pauli et castellum quod Furca dicitur” (= Nella contea teatina, il castello di S. Paolo “Colle S. Paolo” e il castello detto “Forca”). Nel 1173, Alessandro III, con la Bolla concistoriale “In eminenti”, confermando gli antichi confini della diocesi di Chieti, nomina espressamente “castellum Sancti Pauli, castellum quod dicitur Furca, castellum Genestrule etc.”. Nell’inventario dei beni della Mensa Vescovile di Chieti, formato nel 1323 per ordine di Mons. Raimondo De Mausaco, dei Frati Minori, francese di nascita ed esattamente di Marsiglia, nel cap. IV tratta dei “demania Ecclesiae Theatinae in castro Furcae” (ff. 80-81) e dei diversi “foculari” di detto “castrum Furcae” (ff. 81-82). L’Ughelli, in “Italia Sacra” (v. IV, c. 739), parlando di Fr. Raimondo de Mausaco, asserisce che egli obbligò un certo Giovanni del castello di Forca, feudatario della sua Chiesa, a prestare obbedienza alla stessa e a riconoscerla per padrona offrendo un censo annuo nella festività di S. Tommaso e di dare un pranzo al Capitolo Teatino o di versarne il denaro equivalente: “Compulit an. 1322 Joannem Furcae Castri Dominici Ecclesiae suae feudatarium ad oboedientiam, et ad ipsam cognoscendam Ecclesiam singulis annis certo censu persolvendo, et quod teneretur singulis annis in Festo S. Thomae prandium facere Capitulo Teatino, vel pecuniam solvere”.

3. S. MARIA DE CRYPTIS IN VILLAREALE E LE CHIESE DA ESSA DIPENDENTI.

A questo punto, però, conviene fare un passo indietro, per dire che Forcabobolina con la frazione Sambuceto, non solo formava un comune a sÈ stante, ma quanto al servizio pastorale faceva parte della Parrocchia di S. Maria de Criptis in Villareale: S. Giovanni Teatino (paese, Parrocchia San Giovanni Evangelista) si renderà autonoma nel 1914, mentre Sambuceto nel 1923 (esattamente con bolla del 21.12.1922: Parrocchia San Rocco). Una parola dunque su Villareale. Villareale-terra regia, villaggio regio, si chiamava originariamente “Fonte del Trocco” o “del Trocchio”. Nel 1595 contava fuochi 21; nel 1648, fuochi 26; e nel 1669, fuochi 11. Con la nuova circoscrizione del secolo scorso, fu annessa al Comune di Chieti unitamente alle contrade di Villa Foresta e Colle S. Paolo, ma le venne tolta Sambuceto, che fu aggregata al nuovo Comune di Forcabobolina, unitamente ai territori di Torre Gentile, Toppi, Valignani, Lanuti e Prima Villa, “che formavano tante Università (Comuni) separate con Camerlenghi, Cancellieri e Governatori distinti”. “Torre Gentile” era divisa in tre parti: Torregentile Valignani, perchÈ appartenuta alla famiglia Valignani; Torregentile Lanuti, perché apparteneva alla famiglia Lanuti; Torregentile Toppi, perché posseduta dalla famiglia Toppi. Ognuna delle tre parti di Torregentile era abitata da 250 persone circa. Secondo le “tassazioni” dei secoli XVI e XVII, nel 1595, c’erano 7 fuochi, nel 1648, 17; nel 1669, 69. “Primavilla” apparteneva, col titolo di Baronia, alla famiglia Henrici.

Da Villareale come Parrocchia, dipendevano S. Giovanni di Forcabobolina, S. Rocco di Torrevecchia e S. Giuseppe di Castel ferrato. I coadiutori di Villareale risiedevano però presso queste Chiese, per comodo dei filiani (parrocchiani) così lontani dalla Chiesa-Madre. Nel perimetro della Parrocchia di Villareale c’erano pure tre Chiese rurali: S. Rocco di Sambuceto, di diritto-patronato della famiglia Henrici; di S. Barbara di Forcabobolina, di diritto-patronato della famiglia Feragalli (la chiesetta esiste ancora oggi, piccolina, purtroppo devastata e deturpata dall’abbandono e dal vandalismo); e di S. Maria del Carmine, amministrata dalla Beneficenza di Chieti.

Torniamo ora a Forcabobolina. Forcabobolina, o Forcabovolina (secondo le attestazioni del Giustiniani), secondo una relazione del Sig. Del Giudice, del 18 novembre 1844, “non ha avuto per lo addietro altro nome, e da tempo immemorabile, che quello di Forcabobolina, come per antica tradizione, e dai detti di vecchi quasi novagenari. Nel perimetro di questo Comune vi sono le seguenti Ville, cioé Villa Toppi, Villa Lanuti, Villa Gentile, Valignani e Villa Sambuceto… Vi sono due sole Chiese, una filiale con Sagramenti e Sagramentali, sotto il titolo di S. Gio: Evangelista, e un’altra nella Villa Sambuceto sotto il titolo di S. Rocco, e un’altra particolare Chiesa di S. Barbara della Famiglia Feragalli”. Com’é facile notare le due Chiese non vengono presentate come parrocchiali, ma come “dipendenti” o “filiali” di Villareale.

Ai tempi del Giustiniani, era abitata da 625 persone. Dal medesimo veniamo a sapere che nel 1595 era tassata per fuochi 13, nel 1648 per 33, e nel 369 per 115.

Quanto a produzioni agricole, il Sacco nel suo “Dizionario” così ci presenta Forcabobolina: “Villaggio situato in un amena pianura, d’aria salubre,… che si appartiene col titolo di Baronia alla Mensa Vescovile di Chieti.. Le produzioni… del suo terreno sono vettovaglie d’ogni genere, frutti di varie specie, vini, olii e ghiande…”. Il Sacco, accennando all’amena pianura si sofferma piuttosto sulla parte che dalla collina scende a valle fino a lambire il fiume Pescara, cioé sulla zona che è oggi Sambuceto.

Dall’ ìIndicatore delle Diocesi d’Italia” (Roma, Sinimberghi, 1882, pp. 130-131), si rileva che, nel 1881, la popolazione ascendeva a 2201 unità, i Sacerdoti erano due , non c’era alcuna Chiesa parrocchiale, bensì due Chiese non parrocchiali.

4. S.GIOVANNI EVANGELISTA IN FORCABOBOLINA.

Nell’attuale Parrocchia di S. Giovanni Evangelista in S. Giovanni Teatino, prima del 1914, c’era un “Economo”, tenuto dal Curato di S. Maria de Cryptis, ricompensato con prelievi dalla cosiddetta “decima focolare” e da offerte di contadini che frequentavano la Chiesa di S. Giovanni. Interessante e curiosa a un tempo, era la libera tassazione a cui si erano sottoposti i sangiovannesi: 1) famiglie di vedove con bambini: tre misure di grano all’anno; 2) famiglie in cui c’era un figlio maschio giovane: una coppa di grano all’anno; 3) famiglie di “bifolco aratore”: un mezzetto di grano all’anno. Dai documenti delle Visite Pastorali del secolo scorso si rileva che la Chiesa di S. Giovanni non aveva rendite particolari.

Dai documenti della S.Visita di Mons. Saggese ñ effettuata intorno al 1845 – si rileva che la Chiesa di S. Giovanni era larga palmi 30 e lunga palmi 72; era “sotto tetto”; aveva pochi ornati a stucco ordinario; il pavimento era a mattoni; vi erano tre altari: l’altare maggiore sotto il titolo di S. Giovanni Evangelista, l’altare “in cornu Evangeli” sotto il titolo del Crocifisso, e l’altare “in cornu Epistolae” sotto il titolo dell’Immacolata Concezione; tutti e tre gli altari erano a stucco.

La sagrestia aveva quattro piccole finestre e aveva attiguo uno stanzino. Non c’era campanile, ma un piccolo arco per le campane; c’era una sola campana, dal peso di 12 “rotoli” circa. Nella Chiesa c’erano due statue: quella di S. Castulo M., scolpita in legno; e quella di S. Domenico da Cocullo in conocchia, con testa e mani in cartapesta. C’era pure un grande “Crocifisso” ligneo e un quadro a olio dell’Immacolata. La statua di S. Castulo era conservata entro una nicchia nella colonna “in cornu Evangeli”, e quella di S. Domenico era pure conservata entro una nicchia nella colonna “in cornu Epistolae”. Tra le Reliquie c’erano quella della Croce, quella di S. Castulo ed altre; erano autenticate da suggelli, ma prive di documento.

5. CHIESA DI SAN ROCCO IN SAMBUCETO.

Dagli stessi documenti di “S. Visita” di Mons. Saggese (IV, 153-54), dai quali abbiamo desunto le notizie per la Chiesa di S. Giovanni, si può rilevare anche la descrizione della Chiesa di S. Rocco. Essa ci viene così presentata: Di forma rettangolare, lunga palmi 56 e larga 24; sottotetto, pavimentata a mattoni, con una sola porta e tre finestre; di diritto-patronato della famiglia dei Baroni Henrici. C’erano in essa tre altari: l’Altare maggiore dedicato a S. Rocco, con tela a olio raffigurante il Santo; Altare di S. Francesco di Paola, con relativo quadro; e Altare della Pietà, anch’esso con quadro relativo. Tra le suppellettili c’era una nicchia portatile, in legno, con la statua di S. Rocco; c’era pure una campana del peso di circa 100 libbre. La Reliquia di S. Rocco, in teca di argento, inserita in un ostensorio, si conservava nel “casino” della Famiglia Henrici in Fontanella. Particolare interessante nella descrizione del Saggese è che, dalla sagrestia, attraverso una piccola gradinata, si scendeva in una cameretta disabitata con “ciminiera”, “addetta per un eremita”.

Da quanto viene riferito nella “Visita” del Saggese, si rileva con chiarezza che la Chiesa delle Piane (S. Rocco) si trovava quasi solitaria nella pianura. Molto significativo l’accenno alla cameretta “per un eremita”!

6. SI COMINCIA A PENSARE ALLA NUOVA PARROCCHIA.

Nel 1914, era stata creata la parrocchia “di sopra”, cioé di S. Giovanni evangelista.

Senonchè, nelle “Piane”, anche a motivo del moltiplicarsi della popolazione, si moltiplicavano di pari passo le necessità spirituali. Furono anni carichi di agitazione, nella valle: si voleva un servizio religioso stabile, un sacerdote presente. Questa aspirazione non era molto gradita dal centro, dal paese sopra, fiero della nuova parrocchia. La situazione giunse ad un culmine nel 1922. In data 30 aprile di detto anno, il Barone Antonio Sanità di Toppi, nobile di Colledimacine, nella qualità di Presidente del Comitato pro erigenda nuova parrocchia di S. Rocco in Sambuceto, rivolgeva una accorata supplica all’Arcivescovo perchÈ prendesse dei provvedimenti. Nella supplica il predetto Barone esponeva il seguente stato di cose: 1) Il comune risulta di due zone nettamente divise zona in pianura e zona in collina; 2) Il comune al 12 dicembre 1921 contava 3141 abitanti, e la sola frazione di Sambuceto contava in detta epoca esattamente 1744 abitanti; 3) Lo scalo ferroviario Sambuceto – S. Giovanni fu aperto al pubblico il 10/05/1921; il 15/10/1921 Sambuceto fu stabilito come “fermata” o “scalo” nel servizio automobilistico Chieti-Pescara; 4) L’Ufficio postale in Sambuceto fu aperto il 01/12/1918; 5) La Chiesa si presenta a tre navate ed è superbamente decorata; 6) In base a concessione prefettizia del 1907, nei giorni 16 e 17 agosto c’é fiera di animali, con grande concorso di folla.

Il 12 giugno 1922 fu chiesto il parere a Don Abele Di Nisio, Parroco a S. Giovanni. Nella stessa data 20 giugno 1922, fu chiesto al Capitolo Metropolitano il parere se fondare o no una nuova Parrocchia in Sambuceto. Il Capitolo, riunitosi in data 25 giugno, diede parere favorevole. Poco più tardi, su mandato ricevuto, il 05/07/1922 i Canonici D.Lelio D’Angelo e D.Cesare Zuccarini effettuarono un sopralluogo il 10 luglio, e il 13 successivo redassero una relazione con pianta. Erano tutti segni di una evoluzione positiva: si pensava alla parrocchia.

7. LA BOLLA DI CREAZIONE DELLA NUOVA PARROCCHIA DI S. ROCCO IN SAMBUCETO.

» riportata nel “Bollario” che inizia con l’anno 1879, nelle pag.451-54. La Bolla reca la data del 21 dicembre 1922.

Nella Bolla di erezione i confini sono così designati: “A settentrione: confini delle Parrocchie di Pescara e Fontanella…; ad oriente: contrada Licieri con i gruppi Ortolani-Di Nicola Pantaleone ed altri in linea retta; casino Francese-gruppo Rocci, Di Nicola Giuseppe e altri in linea obliqua, fosso e ponte S. Antonio, Via Nazionale, fino ai confini del municipio di Chieti; a mezzogiorno, i confini del municipio di Chieti che coincidono con quelli della Parrocchia di S. Maria de Cryptis; ad occidente, fiume Pescara”.

La Bolla reca questa postilla: “Con foglio dell’Economato Generale in data 5 marzo 1923 fu trasmesso al Subeconomato di Chieti copia del Decreto Reale del 4 febbraio dello stesso anno di concessione del Regio Assenso alla erezione in Parrocchia autonoma della Chiesa di S. Rocco in Sambuceto. Il Del. Arcvle G. Teol. D’Annunzioî.

8. CONCORSO CANONICO PER LA NOMINA DEL PARROCO.

Fu subito bandito il concorso Canonico per il 1ƒ Parroco della nuova Parrocchia. Al concorso parteciparono D. Domenico Di Fabio e D. Domenico Cacciagrano; il primo era già Cappellano della Chiesa di S. Rocco in Sambuceto, mentre il secondo era proprio nativo di Sambuceto. Il concorso fu vinto da D. Domenico Cacciagrano. Il 1 novembre 1923 il Rev.mo Can. Luigi Marinelli, Cancelliere della Curia Arcivescovile, immetteva nel possesso canonico della nuova Parrocchia D. Domenico Cacciagrano, primo parroco della nuova parrocchia.

9. LA CHIESA PARROCCHIALE FINO AL PERIODO BELLICO.

La Chiesa di S. Rocco, ora parrocchiale, dai tempi della erezione fino ai tempi anteriori alla guerra 1940-45, si era andata sempre più abbellendo e arricchendo. Dalle “Sante Visite” dell’epoca, si rileva che la Chiesa era a tre navate ed era stata costruita a più riprese; in essa c’erano cinque altari: del SS. Sacramento (Altar maggiore), dell’Addolorata, della Madonna del Rosario, di S.Antonio e di S.Gabriele dell’Addolorata; in Chiesa c’erano poi le statue di S.Rocco, di S.Antonio di Padova, dell’Addolorata, di S.Gabriele, di Cristo morto e del S.Cuore. Il cimitero fu costruito nel 1927.

Intanto la parrocchia cresceva sempre di più per il numero di abitanti, e si cominciava anche ad imporre una rettifica dei confini, perchÈ quelli della “contrada Di Nisio”, anziché recarsi a S. Maria de Cryptis (per loro lontana e scomoda da raggiungere) venivano abitualmente a Sambuceto. Al riguardo, già dal 1937, D.Amato Silveri così scriveva: Si impone una rettifica di confini “perché il gruppo Di Nisio, pur appartenendo alla Parrocchia di S.Maria de Cryptis,non può recarvisi per distanza (circa 6 Km.) e per il fondo stradale spesso in cattive condizioni. Per la Messa festiva e per l’amministrazione dei Sacramenti si rivolge a questa Parrocchia (di S. Rocco), dalla quale dista solo circa 3 Km. e la strada è sempre in ottime condizioni essendo asfaltata”.

Tutto sembrava avviato per il meglio, quando ecco abbattersi il ciclone della guerra. Sambuceto subì lo sfollamento da parte delle truppe tedesche, ma, quel che è peggio, data la vicinanza a Pescara e ancor più al campo d’aviazione militare, fu bombardata: fu colpita proprio la Chiesa Parrocchiale e il campanile fu seriamente minacciato, tanto che in seguito dovrà essere demolito.

Nella guida pastorale della Parrocchia, a D. Domenico Cacciagrano era succeduto dal 1929D.Amato Silveri (n. in Orsogna il 06/05/1883, ord. il 25/05/1907, precedentemante Economo a Casalincontrada e Parroco a Semivicoli). Nominato il 9 marzo Parroco a Sambuceto, ne prese il possesso il 07/10/1929. Il Silveri fu Parroco a Sambuceto fino al 1943.

A lui successe Don Fausto Caliari, parroco anche nell’anno terribile del passaggio del fronte. Era nato il 13/09/1914 a Madice (Trento); essendo religioso Stimmatino, prima dello scadere del 2° triennio prorogato, nel 1948, fu rinviato alla sua Congregazione. Nel breve periodo del suo mandato Don Fausto si fece carico della dolorosa situazione a causa della parziale distruzione dell’antica chiesa di San Rocco. Si decise di acquisire l’area adiacente la stessa chiesa, dal lato di Pescara (est): furono raccolti i fondi e si procedette all’acquisto del terreno, che fu intestato alla Parrocchia. Don Fausto, inoltre commissionò il progetto delle nuove opere parrocchiali all’Architetto Paride Pozzi di Pescara, il quale consegnò il risultato del proprio lavoro già nel 1946, con le dovute approvazioni. Il progetto originale è custodito nell’archivio parrocchiale.

10. IL DOPO-GUERRA E LA RICOSTRUZIONE.

A D. Fausto Caliari, il 10/08/1948 (giorno del suo ingresso) successe D. Giovanni Potenza. Nato a Chieti il 10/03/1920, era stato ordinato Sacerdote dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Venturi il 7 maggio 1944. In precedenza era stato Parroco a S. Donato in S. Valentino d’Abruzzo (Pescara).

La Chiesa di S. Rocco era distrutta; rimaneva in piedi solo il troncone del campanile, che minacciava di cadere da un momento all’altro; poche erano le case che erano rimaste ancora in piedi in seguito alla furia dei bombardamenti del campo d’aviazione e della vicina Pescara; le case, poi, che erano state abbandonate per lo sfollamento, erano state depredate.

Sul posto della vecchia Chiesa c’era un cumulo di rottami di mattoni e di calcinacci… Venne fuori allora una bella idea: perchè non costruire un “Oratorio” con tutta quella montagna di rottami di mattoni? Non ci si pensò due volte. E così fu fatto. Il 21 agosto 1949 si cominciava già ad organizzare per poterlo costruire al più presto, ma occorreranno anni e ben due tentativi, per approdare, dopo il 1970, all’attuale costruzione.

Intanto si cercava di mandare avanti il progetto iniziato con D. Fausto Caliari di costruire una nuova chiesa. Il sito acquisito da Don Caliari si estendeva dalla “bonifica” alla ferrovia.

Si stanno raccogliendo notizie e documenti sugli avvenimenti di quel periodo così doloroso e così fervido. Con forza, tenacia e inauditi sacrifici, sorge la nuova Chiesa, ricostruita dal Genio Civile sul progetto dell’Arch. Pozzi. Le finanze sono poche, i problemi tanti: si cercherà di costruire solo una prima parte del progetto, in attesa di poterlo completare in futuro.
Così si arrivò alla fine del 1954, quando si potè cominciare a provvedere anche agli arredi.
Ma il progetto del Pozzi non sarà mai realizzato. Verso il 1968, abbattuto il vecchio fatiscente campanile, nasce la torre campanaria. Si cerca la strada per poter finanziare la casa canonica, la parte restante, mai realizzata, della chiesa, un nuovo e più efficiente oratorio, in collegamento con l’asilo infantile…
Intanto, la Chiesa viene abbellita e arricchita di sacra suppellettile: le nuove campane; le nuove statue: prime fra tutte quella di S. Rocco e dell’Addolorata. Si procede con la nuova Casa Parrocchiale, poi il nuovo Asilo. In questi ultimi anni si è sentito vivo il bisogno di un aiuto: infatti, si sono succeduti come Vice-Parroci D. Luigi Marino, D. Massimo Colella e D. Giuseppe Petrongolo, poi Parroco a S.Giovanni Evangelista in San Giovanni Teatino.

11. OGGI. Nel novembre 1991, dopo decenni di servizio pastorale, Don Giovanni Potenza veniva colpito da ictus che ne impediva il serviziopastorale. Per un breve periodo il servizio fu affidato al Direttore della Caritas, Mons. Giovanni Campitelli, il quale veniva provvisoriamente nominato Parroco il 1 gennaio 1992. Il 1 giugno 1992 veniva designato e nominato Parroco Don Bonifacio Mariani.

Dal dopoguerra ad oggi la Parrocchia è cresciuta a dismisura e il territorio totalmente cambiato ed ancora in evoluzione.